Pillola contraccettiva: pericolo trombosi?
Alcuni contraccettivi ormonali, i combinati estro-progestinici, espongono chi li assume ad un maggior rischio di trombosi, ovvero che in una vena si formi un coagulo in grado di bloccare il flusso del sangue, provocando gonfiore, arrossamento e dolore del segmento venoso interessato.
Può accadere che il coagulo si stacchi dalla sede dove si è formato e raggiunga i polmoni. È un evento grave che prende il nome di embolia polmonare.
Di che numeri parliamo?
La frequenza degli episodi di trombosi tra le donne in età fertile, non in gravidanza, che non assumono contraccettivi estroprogestinici, va da 1 a 5 casi all’anno ogni 10.000 donne. Tra le donne che assumono questi farmaci, i casi sono 3-9 all’anno su 10.000. L’aumento c’è, ma è molto contenuto, soprattutto se lo confrontiamo con quello che succede in gravidanza, quando l’organismo della donna produce fisiologicamente una quantità maggiore di ormoni analoghi a quelli contenuti nei contraccettivi estro-progestinici. Tra le donne che aspettano un bambino, i casi di trombosi salgono a 5-20 all’anno su 10.000. Il rischio è ancora più elevato nelle prime 12 settimane dopo il parto: i casi in questo periodo vanno dai 40 ai 65 su 10.000.
Quali sono i contraccettivi che non aumentano il rischio di trombosi?
I fattori di cui tener conto quando si sceglie un mezzo di regolazione della fertilità sono tanti e il rapporto tra pro e contro deve essere valutato caso per caso, con la consulenza del ginecologo di fiducia, in base alle condizioni di salute, alle abitudini e alle preferenze dei singoli e delle coppie.
Esistono contraccettivi che non comportano un aumento del rischio di trombosi, ma che sono caratterizzati da altri svantaggi, da confrontare ai rispettivi benefici.
Non sono correlati al rischio di trombosi i contraccettivi meccanici, come il preservativo maschile o femminile, il diaframma e i dispositivi intrauterini (la spirale).
Restando invece ai contraccettivi ormonali, non sono correlati al rischio di trombosi quelli che contengono solo un ormone progestinico. Essi si possono assumere sotto forma di pillole, impianti sottocutanei e da dispositivi intrauterini medicati, cioè spirali che rilasciano l’ormone alla mucosa interna dell’utero. Non comportano un maggior rischio di trombosi, perché il progestinico da solo non interferisce con i meccanismi della coagulazione del sangue. Per questo motivo i contraccettivi meccanici e quelli a base di solo progestinico sono indicati alle donne che per diverse ragioni sono più esposte al rischio di trombosi.
I contraccettivi estroprogestinici, invece, contengono una combinazione di due ormoni, uno che appartiene al gruppo degli estrogeni, gli ormoni sessuali prodotti fisiologicamente dall’organismo della donna, e un progestinico, un ormone sintetico che svolge un’attività simile a quella del progesterone, prodotto dall’organismo della donna in una particolare fase del ciclo ovulatorio e in gravidanza.
Quando si assume un contraccettivo estro-progestinico, la sua componente progestinica “inganna” l’organismo della donna, simulando le condizioni ormonali di una gravidanza in corso e bloccando temporaneamente l’attività delle ovaie. È il meccanismo a cui si deve l’azione contraccettiva di questi farmaci. La componente di estrogeno serve a bilanciare alcuni effetti indesiderati del progestinico e al tempo stesso ne potenzia l’azione. La combinazione di estrogeno e progestinico può interferire con i meccanismi della coagulazione del sangue, aumentando, come si è visto, il rischio di trombosi.
Quali sono le donne più esposte al rischio di trombosi?
Esistono diversi fattori che aumentano il rischio individuale di trombosi. Per esempio, nelle 12 settimane successive al parto, il rischio è notevolmente più alto. Infatti, alle neo-mamme che vogliono assumere un contraccettivo ormonale vengono prescritti farmaci che contengono solo progestinici, anche perché non interferiscono con l’allattamento, al contrario degli estro-progestinici che riducono la produzione di latte.
Altri fattori di rischio, in presenza dei quali è controindicata l’assunzione di contraccettivi estro-progestinici, sono: la familiarità per trombosi tra i parenti di primo grado o una storia personale di trombosi, l’età maggiore di 35 anni, il fumo di sigaretta, il sovrappeso, soffrire di emicrania, essere trombofilici, cioè avere una predisposizione genetica alla formazione dei trombi.
Esistono degli esami del sangue che permettono di diagnosticare la trombofilia ma, poiché sono affetti da una percentuale elevata di errori, sono consigliati solo a una particolare categoria di donne e non vanno ricercati sistematicamente.
Quali sono i sintomi della trombosi venosa?
L’arto interessato da trombosi venosa profonda diventa più pesante. Il soggetto colpito accusa un senso di pesantezza che in genere è associato anche ad un aumento di volume dell’arto stesso. Tanto le braccia quanto le gambe possono essere interessate dalla formazione di un trombo, tuttavia le gambe sono più esposte al rischio per via della stasi del sangue che tende ad accumularsi alle estremità per effetto della forza di gravità durante la posizione eretta. A gonfiore e pesantezza si può aggiungere una dolenzia di intensità varia. È un sintomo equivocabile perché somiglia a un crampo, a un dolore articolare o muscolare attribuito a un possibile trauma non noto.
Raccomando di chiamare con tempestività il medico quando si presentano sintomi quali dolore intenso o gonfiore ad una delle gambe perché potrebbe essere una trombosi venosa profonda, e di prestare attenzione ai sintomi indicati nel foglietto illustrativo soprattutto dopo che si è appena avuto un intervento chirurgico, si è stati fermi durante un viaggio per più di 4 ore o si è partorito nelle ultime settimane.
Come prevenire una trombosi venosa?
Utilizzare una calza elastica durante i lunghi viaggi o se si sta in piedi o seduti a lungo, bere 2 litri di acqua al giorno, assumere integratori a base di bio-flavonoidi, fare stretching, può aiutare a contrastare la stasi venosa e dunque la possibilità di sviluppare una trombosi venosa nelle donne che assumono anti-concezionali ed in generale in chiunque abbia un aumentato rischio trombolico.
Dott. Salvatore SILVANO
per ASFAP – Associazione Studio Flebopatie ed Arteriopatie Periferiche